con un lago che riesce nel fiume Isara: il quale poi ricevendo in sè un altro fiume detto Atage, va a sboccare nell’Adria. Dallo stesso lago esce anche un altro fiume che portasi all’Istro e chiamasi Atesino1. Che anzi l’Istro medesimo ha le sue origini da questi monti che sono divisi in molti rami e in molte sommità. Perocchè dalla Ligustica fino a questo sito del quale ora parliamo, si distendono senza interrompimento le alture delle Alpi, e rendono immagine di un monte solo. Ma procedendo più oltre si trovano ora più eccelse ora più abbassate quelle montagne, e come divise in parecchie parti e sommità. La prima di queste divisioni è quel dosso che oltre il Reno ed il lago s’innalza a mediocre altezza ed è rivolto all’oriente, dove sono le sorgenti dell’Istro vicino agli Svevi ed alla foresta Ercinia2. Alcuni altri sono volti verso l’Illiria e l’Adria; ed uno di questi è il monte Appennino già detto, e il Tullo, e il Fligadia, e i monti sovrastanti ai Vindelici, dai quali discendono e vanno a sboccare nell’Istro il Dura, il Clani e parecchi altri torrenti. Intorno a questi luoghi abita la gente di Japodi, già frammischiata cogl’Illirii e coi Celti, e presso alla quale si trova il monte
- ↑ Osserva il Gossellin non trovarsi alcun fiume Isara nè Atage che sbocchi nell’Istro: e che Atesino o Atesi si disse anticamente l’Adige, il quale per altro riesce al mare Adriatico.
- ↑ L’Autore accenna in questo luogo quella catena di montagne che attraversa la Svevia dal mezzodì al nord parallelamente al corso del Reno. Quivi ha le sue sorgenti il Danubio (l’Istro). — Il lago poi qui menzionato pare che sia quel di Costanza. - La selva Ercinia è la selva Nera. (G.)