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libro primo 33

detto; e piglieremo invece a parlare di quelle che potrebbero rettificare la geografia. E innanzi tutto ripigliamo ciò che abbiamo dinanzi interrotto.

Dice dunque Eratostene che il poeta dirige a dilettare e non ad istruire. – E per lo contrario gli antichi dissero la poesia essere una specie di primitiva filosofia che c’introduce da giovanetti nella vita, e dilettando governa i nostri costumi, gli affetti e le operazioni. Ed i nostri1 dicevan persino che il solo poeta è sapiente. Quindi le città della Grecia sogliono educare i fanciulli primamente nella poesia, non già per mero diletto, ma per virtuoso ammaestramento: nè ciò dee parerci strano, quando anche i musici, i quali insegnano a saltare ed a suonar di flauto o di lira, si arrogano questo vanto, ed affermano di essere maestri e correttori dei costumi. E queste cose possiamo sentirle non solamente de’ Pitagorici, ma le dice anche Aristosseno. Omero poi chiamò anch’egli maestri di virtù i cantori, qual era il custode di Clitennestra, ove dice:

                             . . . . . . . Clitennestra retti
                             Pensier nutria, standole a fianco il vate,
                             Cui di casta serbargliela l’Atride
                             Molto ingiungea quando per Troja sciolse.
                             Ma sorto il dì che cedere ad Egisto
                             La infelice dovea, quegli, menato
                             A un’isola deserta il vate in seno,
                             Colà de’ feri volator pastura
                             Lasciollo e strazio; e ne’ suoi tetti addusse
                             Non ripugnante l’infedel regina2.

  1. Intendansi gli Stoici, de’ quali Strabone era seguace.
  2. Odiss., lib. iii, 267.
Strabone, tom. II. 3