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cornacchie. Dice egli pertanto che nelle parti situate lungo l’Oceano v’ha un porto soprannomato il porto delle due cornacchie1, perchè sogliono apparirvi due di questi uccelli coll’ala destra bianca: che coloro i quali hanno qualche controversia si recano a quel luogo, ed ascendono sopra una certa parte elevata, dove ciascuno dei contendenti colloca sopra una tavola alcuni cibi; e i corvi traendo a quel sito, alcuni ne mangiano, alcuni invece ne disperdono: e vince colui le cui offerte vengono dissipate. Questo dice Artemidoro; ma ha faccia di essere favoloso. Più credibile invece è quello ch’egli racconta di Cerere e di Proserpina, dicendo esservi un’isola presso alla Britannia, nella quale si rende a Cerere ed a Proserpina quel culto istesso con cui sono venerate nella Samotracia. Ed appartiene alle cose credibili anche quanto dice di un albero che cresce nella Celtica, somigliante al fico, e porta un frutto che rende immagine d’un capitello di colonna corintia. Questo frutto essendo tagliato manda fuori un succo mortifero, col quale poi hanno per uso di ungere le loro frecce. Ed anche questa è una delle cose più divulgate, che tutti i Celti sono rissosi; e che presso di loro non è tenuto in conto di turpitudine l’abusare de’ giovanetti. Eforo poi assegna alla Celtica una troppo grande estensione; per modo che le dovrebbero appartenere quasi

  1. Può darsi (dicono gli Ed. franc.) che questo porto sia quello di Nantes, e che le due rive della Loira, le quali finiscono come in punte ricurve a guisa di becchi, abbiano dato origine a questa favola.