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Colla semplicità e coll’ardire dei Galli vanno congiunte per altro molta imprudenza, ostentazione, e vanità nell’ornarsi. Però quelli che sono in qualche carica portano cerchj d’oro intorno al collo, e intorno alle braccia ed al carpo delle mani, con vesti colorate e messe ad oro. Per questa loro vanità poi riescono incomportabili quando sono vittoriosi, e facilmente si prostrano quando son vinti. Hanno inoltre qualche cosa di barbaro e di strano che trovasi in quasi tutte le nazioni settentrionali; chè partendosi dalla battaglia, attaccano al collo dei cavalli le teste dei nemici, e per ornamento le sospendono alla vista de’ passeggieri a’ propilei delle loro case. Posidonio stesso dice di avere veduto in più luoghi siffatto spettacolo; e che sulle prime ne fu ributtato, ma poi cominciò a tollerarlo più facilmente a cagione della consuetudine. E quando erano teste di personaggi illustri le imbalsamavano con resina di cedro, ed avevan per uso di mostrarle agli stranieri, nè lasciavano riscattarle nemmanco a peso d’oro. Ma i Romani poi li distolsero così da questa usanza, come da tutte quelle altre risguardanti i sagrificii e le divinazioni, ch’eran contrarie a quanto si trova presso di noi stabilito. Perocchè usavano di ferire colla spada nel tergo un uomo destinato al sagrificio, e trarre augurii dal modo con cui dibattevasi. Del resto non sagrificavano mai senza l’intervento dei druidi1. E si raccontano anche altre maniere di umani sagrificii; co-

  1. Illi rebus divinis intersunt, sacrificia publica ac privata procurant. Caes., lib. VI, c. 15.