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libro quarto 421

in un modo affatto contrario al nostro, è un costume comune anche ad altre popolazioni di barbari.

Presso tutti costoro poi sono tre classi di persone onorate in singolar modo; ciò sono i bardi, i vati ed i druidi. E sono i bardi compositori d’inni e poeti: i vati attendono alle sacre cerimonie ed allo studio della natura1: i druidi, oltre a cotesto studio, coltivano anche la filosofia morale. Hanno poi voce d’uomini giustissimi; e perciò si affida loro il giudizio sì delle cose private come delle pubbliche; sicchè anticamente e decretavan le guerre, e qualche volta ancora impedivanle quando già stavano per cominciarsi. Sopra tutto si commettevano ai druidi i giudizii degli omicidi, e quando sono abbondanti stimano che debba esservi abbondanza anche nei frutti della campagna2. Tanto i druidi poi quanto gli altri affermano che le anime ed il mondo non si consumano; e che verrà un tempo in cui a tutto il resto prevaleranno il fuoco e l’acqua.

  1. Πρὸς τῇ φυσιολογίᾳ.
  2. Όταν τε φορὰ τούτων ᾖ, φορὰν καὶ τῆς χώρας νομίζουσιν ὑπάρχειν. Così il testo: secondo il quale dovrebbe dirsi che i Galli congetturavano l’abbondanza dei campi da quella dei druidi o dei giudizii capitali. Ma perchè quest’opinione riesce o strana o crudele fuor di misura, parrebbe quasi accettabile la correzione proposta in nota dagli Ed. franc. Σέβκσι δὲ τὰς δρῦς ὅταν τε κ. τ. λ. cioè Hanno poi in venerazione le querce; e quando abbondano ecc. Questa correzione si fonda anche sopra alcune parole di Plinio e di Massimo tirio. Se non che il periodo seguente parla tuttavia dei druidi, e però questo cenno delle querce verrebbe ad essere qui troppo fuori di luogo.