re anche l’Adua in contraria direzione verso la Gallia Cisalpina, a formare il lago Lario sulla cui sponda è fabbricata Como. E riuscendo poi di quel lago si getta nel Pado1, di cui parleremo appresso. Anche il Reno diffondesi in ampie paludi ed in un gran lago, a cui sono contigui i Reti ed i Vindelici, alcuni dei quali abitano nelle Alpi, altri al di là delle Alpi. E dice Asinio che la lunghezza di questo fiume è di seimila stadii. Così per altro non è: ma considerandone il corso come una linea retta oltrepassa di poco la metà di cotesto numero; e qualora a cagione delle tortuosità gli si aggiungessero mille stadii, già basterebbe. E nel vero il Reno è sì rapido che a stento vi si possono eriger dei ponti, sebbene dopo esser disceso dalle montagne discorra a traverso a pianure. Or come potrebbe continuare ad essere e rapido e violento qualora, oltre allo scorrere in luoghi piani, gli si aggiungessero anche molte e lunghe tortuosità? Asserisce inoltre ch’esso ha due bocche, riprendendo coloro che gliene assegnan di più. Il Reno poi e la Sequana abbracciano colle loro tortuosità un certo spazio di terreno, ma non quanto Asinio pretende2. Amendue vanno verso il settentrione, partendosi dal mezzodì; e dinanzi alle loro bocche
- ↑ Nel Po.
- ↑ Έγκυκλοῦνται μὲν δή τινα χώραν ταῖς σκολιότησι καὶ οὗτος καὶ ὁ Σηκοάνας οὐ τοσαύτην. Gli Ed. franc. spiegano l’οὐ τοσαύτην non tanto considerevole quanto potrebbe immaginarsi. Io credetti di doverlo riferire all’opinione di Asinio di cui qui si tratta.