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libro terzo 351

soddisfare alle necessità ed ai ferini appetiti, vivendo con pessime costumanze. Se pure non vi ha chi stimi studiosi del viver gentile coloro che soglion lavarsi coll’orina invecchiata nelle cisterne, e con quella pulirsi i denti essi e le loro donne; siccome dicon che fanno anche i Cantabri ed i loro vicini. Sì questa usanza come quella di dormire sul terreno sono comuni agli Iberi ed ai Galli. Alcuni poi affermano che i Gallaici sono atei: e che i Celtiberi ed i popoli confinanti con essi dal lato di settentrione, sagrificano ad una Divinità innominata, ne’ plenilunii, di notte, innanzi alle porte delle proprie case; dove tutti familiarmente danzando consumano l’intera notte. I Vettoni quando vennero per la prima volta nel campo dei Romani, vedendo alcuni centurioni che andavano qua e là pe’ sentieri, come suol farsi per desiderio di passeggiare, sospettarono che fossero pazzi, e si fecero a mostrar loro la via per ritornare alle tende: perchè stimano che bisogni o stare seduti oziosi o combattere. Di barbarica foggia si può appuntare anche il modo dell’ornarsi di alcune donne, di che parla Artemidoro: perocchè in qualche luogo portano collari di ferro con corvi1 salienti al di sopra del capo e sporgentisi molto in fuori dinanzi alla fronte, sui quali corvi poi quando esse vogliono calano il velo, sicchè si distende ed ombreggia loro il viso, ciò ch’esse credono ornamento; altrove portano al collo un timpanio che le ricinge sin all’oc-

  1. Κόρακας. Voglionsi intendere bacchette di ferro ricurve e somiglianti al becco di un corvo.