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certo confine; perocchè ama di occuparsi, com’è naturale, di preferenza intorno alle cose utili: e però anche al geografo si conviene aver cura dell’utile più che del resto.

Così parimenti si dica di ciò che spetta alla storia ed alle matematiche; perocchè anche di queste si debbe pigliar sempre ciò ch’è più utile e più credibile. Pare poi, come si è detto, che al nostro proposito1 faccia bisogno principalmente della geometria e dell’astronomia: e per verità nè le figure, nè i climi, nè le grandezze, nè le altre cose di cotal genere si possono ottener bene senza di esse. Ma perchè la misura di tutta la terra dimostrasi altrove2, perciò qui bisogna supporre e credere ciò ch’ivi si trova provato3. E vuolsi ammettere aziandio che il mondo è sferoideo, e che anche la su-

  1. Al nostro proposito; cioè, al fine a cui dirigiamo il nostro libro.
  2. Altrove: il testo ἐν ἄλλοις; e può riferirsi tanto ad altre opere, quanto ad altre parti di questa.
  3. Di queste cose tratta l’Autore nel lib. ii. Qui volle dire soltanto che colui il quale si accosta allo studio della geografia non debb’essere inesperto e imperito affatto di quelle cose che dai geometri e dagli astronomi sono o dimostrate o supposte. (Casaub.) -- Osserviamo, soggiungono gli editori francesi, come proceda il nostro Autore. Egli ha detto che vi sono parecchi punti nei quali il geografo debbe ammettere come dati certe ipotesi, la cui verità è dimostrata dai geometri e dagli astronomi. Di questi punti egli ne ha menzionati tre, le figure, i climi e le grandezze. Ora si accinge a parlarne particolarmente, ma tenendo un ordine inverso comincia dalla misura della terra che appartiene alle grandezze, τὰ μεγέθη.