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24 | della geografia di strabone |
certo confine; perocchè ama di occuparsi, com’è naturale, di preferenza intorno alle cose utili: e però anche al geografo si conviene aver cura dell’utile più che del resto.
Così parimenti si dica di ciò che spetta alla storia ed alle matematiche; perocchè anche di queste si debbe pigliar sempre ciò ch’è più utile e più credibile. Pare poi, come si è detto, che al nostro proposito1 faccia bisogno principalmente della geometria e dell’astronomia: e per verità nè le figure, nè i climi, nè le grandezze, nè le altre cose di cotal genere si possono ottener bene senza di esse. Ma perchè la misura di tutta la terra dimostrasi altrove2, perciò qui bisogna supporre e credere ciò ch’ivi si trova provato3. E vuolsi ammettere aziandio che il mondo è sferoideo, e che anche la su-
- ↑ Al nostro proposito; cioè, al fine a cui dirigiamo il nostro libro.
- ↑ Altrove: il testo ἐν ἄλλοις; e può riferirsi tanto ad altre opere, quanto ad altre parti di questa.
- ↑ Di queste cose tratta l’Autore nel lib. ii. Qui volle dire soltanto che colui il quale si accosta allo studio della geografia non debb’essere inesperto e imperito affatto di quelle cose che dai geometri e dagli astronomi sono o dimostrate o supposte. (Casaub.) -- Osserviamo, soggiungono gli editori francesi, come proceda il nostro Autore. Egli ha detto che vi sono parecchi punti nei quali il geografo debbe ammettere come dati certe ipotesi, la cui verità è dimostrata dai geometri e dagli astronomi. Di questi punti egli ne ha menzionati tre, le figure, i climi e le grandezze. Ora si accinge a parlarne particolarmente, ma tenendo un ordine inverso comincia dalla misura della terra che appartiene alle grandezze, τὰ μεγέθη.