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libro terzo 339

sicchè non è punto incredibile la sua invenzione); nè se alcuni, avendo riconosciuta la verità di siffatte istorie e la molta dottrina di Omero, si valsero della poesia di lui nelle scientifiche loro ipotesi, come fecero Cratete di Mallo ed altri1. Ma alcuni si formarono dell’intendimento di Omero un sì rozzo concetto, che non solamente eliminarono il poeta (come si farebbe di uno zappatore o mietitore) da tutta la scienza, ma considerarono anche siccome pazzi coloro che si accinsero all’impresa di spiegarne le poesie: nè v’ebbe finora qualcuno esperto o nelle lettere o nelle scienze, il quale ardisse difendere, nè rettificare, nè por mano in qualsivoglia altro modo alle cose dette da cotestoro: e nondimeno a me pare che sarebbe possibile come sostenere parecchie delle loro proposizioni, così anche rettificarne alcune altre; principalmente di quelle nelle quali Pitea trasse in errore coloro che gli prestarono fede, a motivo della sua ignoranza de’ paesi occidentali e settentrionali situati lungo l’Oceano. Ma si tralascino queste cose le quali vorrebbero un discorso per sè sole e non breve.

La cagione poi per la quale i Greci si diffusero presso le barbare nazioni potrebbe ascriversi all’essere queste divise in picciole parti, e senza collegamento di sorta fra loro, per colpa della comune alterigia; d’onde poi furono deboli contro gli assalitori stranieri. E questa alterigia è grandissima fra gl’Iberi, versatili inoltre per

  1. In tutto questo periodo ho seguitata la nuova punteggiatura introdottavi dal Coray.