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libro terzo 329

che tutti discorrono delle parti orientali parallelamente al Tago. Questi fiumi sono per la maggior parte navigabili, ed abbondano di arene d’oro: i più conosciuti, dopo il Tago, sono il Monda1 che porta soltanto piccole navi, il Vacua di cui dee dirsi lo stesso, e dopo questi il Durio che piglia da lungi il suo corso e lambe Numanzia e molte altre abitazioni de’ Celtiberi e de’ Vaccei, e può navigarsi con grandi barche per lo spazio di circa ottocento stadii. Seguitano poi altri fiumi, e fra questi il Lete che alcuni dicono Limeo2 ed altri Beliona, e scorre anch’esso da’ Celtiberi e da’ Vaccei, ed il Benis (alcuni lo chiamano Minio) molto maggiore di quant’altri fiumi sono nella Lusitania, nvigabile anch’esso per ben ottocento stadii. Posidonio afferma che anche questo fiume ha origine fra i Cantabri: d’innanzi alla sua foce trovasi un’isola, e due argini con porti. E vuolsi in questo lodar la natura, che i fiumi hanno colà sponde elevate ed acconce a capire negli alvei il flusso del mare, sicchè non trabocca nè si diffonde sui campi. Or questo fiume3 fu l’estremo con

  1. Ora Mendego. Le antiche stampe leggono Muliada. Il Vacua è ora detto Vouga. Il Durio è il Duero.
  2. Ora dicesi Lima. Leggo poi colle antiche stampe e col Coray οἱ δὲ Βελιῶνα καλοῦσι. Il Casaubono seguitato dagli Ed. franc. e da altri leggono οβλιουιῶνος, fiume dell’oblivione. - Il Benis o Minio che vien poco appresso è il moderno Minho.
  3. Se questo fiume è il Minio, come dee credersi per la sintassi grammaticale, vuolsi osservare che Bruto andò oltre sino al Neiva. Ma o Strabone non conobbe questo secondo fiume o nol credette degno di essere menzionato.