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libro terzo | 323 |
Manderan della terra i Numi eterni,
Là ’ve risiede Radamanto, e scorre
Senza cura o pensier all’uom la vita.
Neve non mai, non lungo verno o pioggia
Regna colà; ma di Favonio il dolce
Fiato, che sempre l’oceano invia,
Quei fortunati abitator rinfresca 1.
Perocchè la bontà del clima e il dolce soffio di zefiro sono doti proprie di quella regione, occidentale ma tiepida, e posta all’estremità della terra, dove abbiamo detto che Omero finse trovarsi l’inferno: e quel Radamanto ch’egli v’ha collocato dinota un luogo vicino a Minosse, di cui pure ebbe detto:
Minosse io vidi, del Saturnio il chiaro
Figliuol, che assiso in trono, e un aureo scettro
Stringendo in man, tenea ragione all’ombre2.
I poeti poi che vennero dopo quei tempi favoleggiarono cose a queste somiglianti; come a dire le spedizioni fatte per rapire i buoi di Gerione ed i pomi d’oro dei giardini Esperidi; e nominarono alcune isole dei beati3, le quali sappiamo che anche al presente si mostrano non molto lontano da quelle estremità della Maurosia che stanno rimpetto a Gadi. Io poi dico che di questi luoghi diedero notizia i Fenici, siccome quelli che innanzi ai tempi d’Omero occuparono il meglio d’Iberia e di Libia, e rimasero padroni di que’ luoghi finchè i Romani non abbatterono