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stendendosi per lo spazio di molti stadii, conducono nell’interno, simili a piccole valli od anche ad alvei di fiumi. Le maree nel loro gonfiarsi empiono quelle cavità per modo da potervisi navigare non meno che sui fiumi, ed anzi meglio: giacchè gli è come chi navighi a seconda di una corrente, senza incontrare verun ostacolo, portandonelo la marea che si diffonde a guisa di un fiume. E le maree sono maggiori in questi luoghi che altrove; perchè il mare trovandosi, da quel gran pelago ch’esso è, angustiato nello stretto formato dalla Maurosia e dall’Iberia1, rimbalza, e si diffonde naturalmente in que’ luoghi ai quali le rive gli aprono il passo. Alcune delle dette cavità poi votansi nel tempo del riflusso: alcune non rimangono mai senz’acqua: ed altre hanno anche alcune isole dentro di sè. Tali sono pertanto i diffondimenti del mare fra il promontorio Sacro e le Colonne; maggiori che negli altri paesi. E di qui viene per certo un grande vantaggio a coloro che danno opera alla navigazione: perocchè la marea forma parecchie e grandi lagune navigabili per lo spazio di ben ottocento stadii2, sicchè in certo modo si può visitar navigando tutta quella regione, e riesce agevole tanto il trasportarne le merci quanto il condurne colà. V’ha nondimeno anche qualche disagio: perocchè le maree urtando con troppa forza contro la corrente3 dei fiumi fanno molto pericoloso il

  1. Lo stretto di Gibilterra.
  2. La lezione ordinaria è otto.
  3. Leggo col Coray τῇ ῥύσει τῶν ποταμῶν in luogo della lezione comune τῇ φύσει.