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e poi Asta, nella quale i Turditani fanno le loro adunanze, fondata sulle lagune e rimpetto al porto dell’Isola (Gadi) a poco più che cento stadii.

Le rive del Beti sono abitate da moltissime genti, e navigasi contro il suo corso per lo spazio di circa mille e duecento stadii dal mare fino a Corduba ed anche ai luoghi un poco al disopra di questa città: e sono con grande diligenza coltivate tanto le spiagge quanto le isolette del fiume, al che s’aggiunge eziandio l’amenità della vista, per essere que’ luoghi ben coltivati con boschi e con altre opere di piantagioni. Fino ad Ispali dunque si ascende con grosse navi da carico per lo spazio di quasi cinquecento stadii: ma di quivi alle città superiori insin ad Ilipa, si va con navi minori. Dopo Ilipa fino a Corduba si adoperano scafe da fiume, i quali oggidì si costruiscono di più parti insieme congiunte, ma anticamente facevansi di un sol tronco scavato. Al di sopra di Corduba per andare a Clastona, il Beti non è più navigabile.

Paralleli al Beti si stendono alcuni dossi di monti che accennano al settentrione; e dove più, dove meno si accostano al fiume, e sono abbondevoli di miniere. Copiosissimo è l’argento nei luoghi vicini ad Ilipa ed a Sisapona, tanto l’antica quanto la nuova1. Presso alle così dette Cotine trovasi rame ed oro.

  1. Sisapona vecchia è oggi Almade. La nuova Sisapona potrebb’essere, secondo Lòpez, Guadalcanal. Nel primo di questi luoghi avvi una miniera di cinabro; nel secondo una miniera d’argento. – Rispetto alle Cotine o (come dice il traduttore italiano) Cotina, le congetture sono incertissime. (Edit. franc.)