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libro primo | 17 |
a sua istruzione, trascurasse poi di conoscere la terra tutta, di cui la terra abitata è soltanto una parte; quale e quanta essa sia, e in quale situazione dell’universo; s’ella sia abitata soltanto in quella parte che noi ne conosciamo1, od anche in altre, ed in quante: e così pure quale ne sia la parte disabitata, e quanta e perchè. Quindi ci pare che la scienza della geografia propriamente detta si unisca di qualche maniera collo studio dell’astronomia, e con quello della geometria, rannodando insieme le cose terrestri colle celesti come se fossero vicinissime, e non già tanto disgiunte,
Quanto va lungi dalla terra il cielo2.
A così fatta varietà di dottrina aggiungasi inoltre la storia naturale, quella cioè degli animali, delle piante, e di quanti altri oggetti utili o nocivi producono la terra ed il mare: e quello ch’io dico3 diventerà, al parer mio, sempre più manifesto.
Che poi debba avere grande utile chiunque avrà appresa questa scienza è chiaro sì dalla testimonianza dell’antichità come dalla ragione. E primamente, i poeti rappresentano come prudentissimi fra gli eroi quelli i quali uscirono spesso dal proprio paese ed andarono peregrinando. Perocchè tengono in gran conto l’aver ve-
- ↑ Il testo potrebbe anche significare: Se quel lato dove noi siamo sia abitato soltanto in parte: εἰ καθ᾽ ἓν μέρος οἰκεῖται μόνον τὸ καθ᾽ ἡμᾶς.
- ↑ Iliad., lib. viii, 16
- ↑ Cioè che la scienza della geografia risulta da una grande varietà di cognizioni. - Di qui poi l’Autore si apre il passo alla terza proposizione, cioè all’utilità della geografia.
Strabone, tom. II. | 2 |