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libro secondo 213

gustissima. Di qui riesce improbabile che alcuni Indiani, navigando al di fuori di questo golfo, vi entrassero mai inavvedutamente per avere smarrita la via; perchè l’angustia della bocca avrebbe dovuto farli accorti del proprio errore: e se a bello studio vi entrarono, non è da incolparne nè il traviamento del divisato viaggio, nè la forza dei venti. Come poi di tanti che si vedevano morir di fame, tutti fuor ch’uno, se ne stettero oziosi? o come mai questo sopravvissuto fu capace egli solo a governare la nave che non era piccola al certo, dacchè ha potuto attraversar tanto mare? E quella celerità nell’apprender la lingua, colla quale potè poi persuadere al re sè esser capace di ben dirigere quella spedizione! O qual bisogno dovette aver l’Evergete di cotal guida, dacchè quel mare era già conosciuto da molti1? Oltre di che poi come mai questo teoro e spondoforo dei Ciziceni, invece di ritornare alla propria città, navigò verso l’India? Come gli fu commessa una sì grande spedizione? Come mai essendo al suo ritorno spogliato di ogni cosa contro la sua aspettazione, e caduto in dispregio, ebbe poi un maggior corredo di doni2? E dopo la seconda partenza, perchè mai arrivando nell’Etiopia scrisse quelle parole che abbiamo dette, o volle sapere d’onde fosse colà capitata

  1. La navigazione dal golfo Arabico fin dentro l’India l’avevano additata i Greci d’Alessandria ai tempi di Tolomeo Filadelfo, cioè più che 130 anni prima di Evergete II. (G.)
  2. Sotto il nome di doni pare da tutto il contesto che debbansi intendere oggetti da potersi utilmente permutare.