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212 | della geografia di strabone |
di fabbricare, e ripigliò la navigazione di prima, considerando che qualora il viaggio gli riuscisse più lento di quel che sperava, potrebbe svernare nell’isola dapprima segnata, e quivi seminare e raccogliere, e poi compiere la navigazione intrapresa. Io pertanto (dice Posidonio) potei seguitare fin qui la storia d’Eudosso; ma quello che gli accadesse da poi è naturale che il sappiano i Gaditani e gl’Iberi. Da tutte queste cose per altro (soggiunge) si fa manifesto, che la Terra abitata è cinta tutto all’intorno dall’oceano, il quale non è chiuso da verun cerchio di terra, ma senza confine si stende, e nulla lo macchia».
Ma è veramente mirabile questo Posidonio, il quale crede sprovveduta di buone testimonianze la navigazione intorno alla Libia fatta da quel mago di cui Eraclide parla, e quella dei messi da Dario dei quali Erodoto fa menzione; poscia pretende che noi accettiamo per vero questo racconto degno soltanto di Antifane1, cui egli stesso inventò, o troppo leggermente credette sulla fede di coloro che l’hanno inventato2. Ma innanzi tutto v’ha poco senno nel prestar fede alle avventure narrate dall’Indiano. Perocchè il golfo Arabico è stretto a guisa di un fiume e si stende ben diecimila stadii fino all’imboccatura, la quale è anch’essa an-