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proprio paese1 si mise in mare di nuovo con tutte le sue sostanze, e andò primamente a Dicearchia2, poi a Marsiglia, e costeggiò il restante della marina fino a Gadi. Da per tutto egli magnificò la sua impresa; e raccogliendo di questo modo ampio tesoro, armò un grosso legno, con due altri minori somiglianti a que’ dei pirati, e li empiè di musici, di medici e d’altri artisti d’ogni maniera; poi navigando nell’alto3 si avviò verso l’India, spirando sempre favorevoli i venti (zefiri) al suo viaggio. Ma essendo poi stanchi dalla navigazione i compagni, pigliò terra contro il proprio volere, perchè temeva gli effetti del flusso e riflusso del mare. Ed avvenne di fatto ciò ch’egli aveva temuto. Perocchè la nave diede in secco; ma pur dolcemente, per modo che non essendosi aperta di subito, poteronsi trasportar salve in terra le mercatanzie, ed anche la maggior parte dei legni ond’era formata; de’ quali costrusse un terzo lembo somigliante ad una nave da cinquanta remi4, e navigò fino ad un certo luogo

  1. A Cizico.
  2. Pozzuolo vicino a Napoli.
  3. Πλεῖν μετέωρον. Osservano gli Edit. franc. che, potendo questa espressione significare anche pieno di speranza, e sapendosi d’altra parte che gli antichi nelle loro navigazioni sull’oceano non solevano allontanarsi mai dalle sponde, stettero in dubbio nel tradurla: ma perchè poi l’Autore dice non guari dopo che una delle navi di Eudosso poteva tener l’alto del mare (πελαγίζειν) attribuirono a quelle parole πλεῖν μετέωρον la naturale loro significazione.
  4. Il greco significa con un solo vocabolo questa qualità πεντηκοντόρῳ.