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libro secondo 209

acqua e persone che gli fossero guida, oltrechè portò seco per iscritto alcune delle loro parole; trovò quivi anche l’estremità di una prora di legno e suvvi scolpito un cavallo; e sentendo che quello era un resto di nave lasciato colà da alcuni venutivi dall’occidente, lo tolse con sè navigando di nuovo alla volta del suo paese. E così giunse sano e salvo in Egitto, dove non regnava già più Cleopatra1 ma il figliuolo di lei, dal quale fu nuovamente spogliato di quanto portava, essendo accusato di essersene appropriata gran parte. Ma egli recò in sul mercato l’estremità della prora già detta e la mostrò ai nocchieri, i quali la giudicarono cosa uscita di Gadi2; dicendo che i naviganti di quella città costruiscono, per vero dire, grandi navigli, ma i poveri ne fanno anche di piccoli e li chiaman cavalli dalle insegne che portano in sulle prore. Con questi minori navigli vanno lungo la Maurosia3 sino al fiume Lisso pescando. Ed alcuni dissero eziandio di conoscere che quella prora era stata parte di uno fra molti legni che oltrepassarono il fiume Lisso, nè mai furon veduti ritornar salvi da quel viaggio.

Di quivi pertanto conchiuse Eudosso che sarebbe possibile navigare tutto intorno alla Libia; e ritornato nel

  1. Può credersi che in questa espressione manchi quella precisione che sarebbe necessaria. Il figlio di Cleopatra potè essere incoronato mentr’era assente Eudosso, ma non per questo è da credere che Cleopatra avesse cessato di regnare.
  2. Cadice.
  3. La Mauritania occidentale, oggidì regno di Fez.
Strabone, tom. II. 14