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come coloro che non ne comprendevano il linguaggio. Il re lo commise ad alcuni che gl’insegnassero il greco. Ammaestrato narrò ch’egli, navigando dall’India, aveva smarrita la via diritta, ed era andato vagando finchè poi si era trovato colà a salvamento dopo avere perduto per la fame quanti navigavan con lui. E quando il partire fu rimesso nel suo arbitrio, promise di guidare nell’India coloro ai quali il re desse incarico di quella navigazione; del cui numero fu anche Eudosso. Questi adunque andò nell’India portando seco alcuni doni, e ne tornò carico di aromi e di pietre preziose; alcune delle quali le portano i fiumi insieme coi ciottoli, altre si trovano scavando, formate dalla concrezione dell’acqua1, siccome avviene dei cristalli fra noi. Ma le speranze ch’egli ne aveva concette gli fallirono tutte; perocchè Evergete si tolse per sè tutto il tesoro ch’Eudosso aveva portato. Quando poi questo principe ebbe finito di vivere, Cleopatra sua moglie ne occupò il regno: ed Eudosso fu da lei inviato di nuovo nell’India con maggior copia di doni. Il quale nel suo ritorno fu trasportato dai venti al di sopra dell’Etiopia, ed approdato in que’ luoghi se ne conciliò gli abitanti col dar loro biade, vino e corbe di fichi secchi, ch’essi non hanno; e in cambio di queste cose ebbe da loro

  1. Tennero gli antichi questa opinione, che le cristallizzazioni in generale fossero prodotte dall’acqua congelata e indurita per eccesso di freddo nel corso di molti secoli. Plinio disse: Contraria huic (calori) causa crystallum facit gelu vehementiore concreto. (Ed. franc.)