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libro secondo 199

Siene (limite del tropico d’estate) fino a Meroe; poi di quivi fino al parallelo che serve di confine al Cinamomoforo, e dove comincia la zona torrida ve n’ha tremila: potendosi misurare tutta cotesta ampiezza di sito, dacchè vi si viaggia e per mare e per terra. Dalla misura poi della terra fatta da Eratostene apparisce che tutto il resto, voglio dire fino all’equatore, è uno spazio di ottomila e ottocento stadii. Quella differenza pertanto che v’ha fra tredicimila, e ottomila e ottocento, quella medesima si trova fra l’intervallo compreso dai tropici, e l’ampiezza della zona torrida. E qualora fra le più recenti misure si adotti quella che assegna la minore ampiezza alla terra, come a dire quella di Posidonio che ne fa essere di cento ottantamila stadii la circonferenza, apparirà sempre che la zona torrida oc-

    abitabile st. 8,800; da questi confini a Meroe 3000; da Meroe a Siene sotto il tropico 5000; d’onde risulta la somma di st. 16,800, corrispondenti a 24 gradi, distanza che Strabone supponeva fra l’equatore ed il tropico. Ora i 10,000 stadii porterebbero questo cerchio a 31° 8’ 34’’ verso l’altezza di Alessandria, e così tutto il sistema di Strabone andrebbe sossopra. Contuttociò il ragionamento di Strabone esigerebbe che si ammettessero i 10,000 stadii fra Siene e Meroe, a volere che più della metà dello spazio posto fra i tropici fosse abitabile. Ma essendo impossibile affatto l’ammettere questo numero, bisogna dire o che Strabone si è stranamente ingannato in questo suo ragionamento, o che gli amanuensi lo hanno snaturato affatto; e questa seconda congettura è più probabile dell’altra, non solo perchè non dobbiamo esser facili ad incolpare Strabone di un tanto errore, ma sì anche perchè subito dopo, riferendo la misura di Posidonio, fa manifesta un’opinione contraria. (G.)