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tuati più oltre, o quella ch’è dalla Colchide al mare Ircano. Perocchè non è ragionevole il giudicarlo con ugual rigore quando si tratta di luoghi siffatti e quando descrive paesi posti nel seno del nostro continente1: ed anche rispetto a questi, siccome dissi, sarebbe stato conveniente ch’egli ne avesse parlato come geografo, anzi che colle norme della geometria.

Ipparco adunque, dopo avere notato in sul fine del secondo libro delle Osservazioni scritte da lui intorno alla Geografia di Eratostene alcune cose risguardanti l’Etiopia, dice poi nel terzo, che la maggior parte delle sue considerazioni saranno matematiche, ma in qualche parte poi anche geografiche. Contuttociò mi pare che non le abbia poi fatte punto nè poco geografiche, ma sì piuttosto che sieno matematiche del tutto2; di che Eratostene stesso gli diede motivo. Perocchè di

  1. Sebbene il testo dica in generale τῶν κατὰ τὴν ἠπειρῶτιν, i luoghi situati nella terra continentale, è ragionevole l’interpretazione adottata dagli Editori francesi. Perchè trovandosi nel continente anche l’Ircania e quegli altri luoghi rispetto ai quali Strabone dice che gli errori si possono perdonare, è ben naturale che alludesse solo alle parti del continente più conosciute dai Greci quando volle indicare quei luoghi dove non è perdonabile l’avere errato.
  2. Osserva il Gossellin che Strabone, come colui che poco seppe di geometria e d’astronomia, non conobbe abbastanza l’assoluta necessità di adoperare queste scienze al perfezionamento della geografia. Di questo (egli aggiunge) avremo occasione di persuaderci fin troppo nel progresso del libro, vedendo la pochissima cura ch’ei pone nel trascrivere gli esatti risultamenti delle osservazioni e dei calcoli de’ suoi precessori.