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libro secondo 191

vata sempre la geometrica esattezza, ma si valse parecchie volte della semplice congettura. Questo dunque è uno degli errori d’Ipparco. Un secondo si è, ch’egli non conserva le distanze stabilite da Eratostene, nè sopra quelle poi fonda le sue confutazioni; ma se le finge da sè a suo grado. Però innanzi tutto, dicendo Eratostene che dall’imboccatura del Bosforo Tracio sino al Fasi v’hanno otto mila stadii, poi dal Fasi alle Dioscurie sei cento, e da queste al Caspio il viaggio di cinque giorni (il quale secondo lo stesso Ipparco ci congettura che corrisponda a mille stadii), la somma totale da Eratostene assegnata è di novemila e seicento stadii. Ma Ipparco ne sottrae una parte e dice: «Dalle Cianee al Fasi v’ha cinquemila e seicento stadii, e di quivi al Caspio altri mille»: sicchè non è già secondo Eratostene che il Caspio e Tapsaco si troverebbero sotto uno stesso meridiano, ma piuttosto secondo Ipparco. Ma sia pur questa l’opinione anche di Eratostene: come mai ne potrebbe peraltro conseguitare che la distanza dal Caspio alle Porte caspie, e da Tapsaco a questo medesimo punto, siano eguali1?

Nel secondo libro Ipparco, dopo avere ripigliato il discorso intorno alle montagne del Tauro, delle quali noi abbiamo già bastevolmente parlato, trapassa alle parti settentrionali della Terra abitata: poi espone le cose dette da Eratostene intorno ai luoghi vicini al

  1. Il meridiano del monte Caspio è 2625 stadii più vicino che quello di Tapsaco alle Porte caspie. (G.)