che la linea condotta da Tapsaco all’Egitto costituisce la lunghezza di questa quarta Sezione; il che torna lo stesso come a dire che la diagonale di un parallelogrammo corrisponde alla sua lunghezza. Perocchè non istanno sotto un medesimo parallelo Tapsaco e la spiaggia marittima dell’Egitto, ma sibbene sotto paralleli molto distanti fra loro; fra’ quali riesce obliqua e quasi diagonale la linea condotta da Tapsaco all’Egitto. Ma non è poi ragionevole che Ipparco si maravigli dell’avere Eratostene osato affermare, che da Pelusio a Tapsaco v’ha sei mila stadii, mentre ve n’ha più che otto mila. Perocchè dopo aver dimostrato come il parallelo di Pelusio è più meridionale che quello di Babilonia quanto è lo spazio di duemila e cinquecento stadii, e supponendo che nell’opinione di Eratostene il parallelo di Tapsaco sia ben quattromila e ottocento stadii più settentrionale che quello di Babilonia, ne risultano più che otto mila1. Ma come mai, io domando, può dimostrarsi che secondo Eratostene la distanza del parallelo
- ↑ La lezione ordinaria è sette mila ἑπτακισχιλίων, ma il Casaubono notò che anticamente leggevasi otto mila. Gli Editori francesi (ed il Coray) hanno restituita la lezione antica non solo coll’autorità di qualche bel manoscritto, ma anche sul seguente raziocinio. Ipparco assegnava settemila e centonovantacinque stadii a quella porzione del meridiano di Tapsaco ch’è compresa fra questa città ed il meridiano di Pelusio, e cinque mila ne contava dalla intersecazione di queste linee fino a Pelusio. Quindi egli dovette conchiudere al certo, che la distanza da questa città a Tapsaco in linea retta è di ottomila e settecento sessantadue stadii. (G.)