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libro secondo 171

da Tapsaco fino a Babilonia, della perpendicolare che andrebbe da Babilonia fino sul meridiano di Tapsaco, e di questo meridiano medesimo. In questo triangolo l’ipotenusa1 sarà la linea che va da Tapsaco a Babilonia, la quale egli fa di quattromila e ottocento stadii. La perpendicolare da Babilonia al meridiano di Tapsaco si stende poi poco più di mille, cioè per quanto la linea che va dalle Porte caspie a Tapsaco supera quella tirata dalla frontiera comune della Perside e della Carmania fino a Babilonia: e da questi due lati argomenta anche la lunghezza dell’altro molto maggiore della perpendicolare già detta. A questa lunghezza egli aggiunge anche quella che va da Tapsaco verso il settentrione fino ai monti d’Armenia, di cui una parte ha misurato Eratostene, ed era di mille e cento stadii, e nel restante la lasciò senza misurarla; ma Ipparco è di parere che sia almeno di mille stadii, sicchè le due parti insieme congiunte si stenderebbero a duemila e cento. Qualora dunque si aggiungano questi duemila e cento stadii alla lunghezza del lato su cui va a cadere la perpendicolare tirata da Babilonia, Ipparco stima che l’intervallo da questa linea, la quale è poi anche il parallelo di Babilonia, al parallelo dei monti armeni e d’Atene sia di due mila e quattrocento stadii. Dimostra poscia che la di-

  1. L’Ipotenusa è la linea che in un triangolo rettangolo trovasi opposta all’angolo retto. Il testo greco lo dice chiaramente τὴν μὲν ὑποτείνουσαν τῇ ὀρθῇ (sottint. γωνίᾳ) la linea distesa sotto l’angolo retto. I matematici poi hanno fatto dell’aggiuntivo ύποτείνουσα ipotenusa il nome appellativo di questa linea.