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seguitando Nearco, tramontano colà tutte e due le Orse, non è possibile che si trovino sotto un medesimo parallelo Meroe e le predette estremità meridionali dell’India».

Ma se Eratostene consente con coloro i quali dicono che nell’India tramontano tutte e due le Orse, come si può dunque affermare ch’egli pure non dia notizia veruna intorno al clima di quel paese? Questo è certamente un indizio del clima. Se poi non è vero ch’egli consenta a costoro, si liberi almeno dell’accusa. E nel fatto quel preteso consentimento non sussiste; ma dicendo Deimaco che in nessuna parte dell’India non si veggono mai tramontare le Orse, nè le ombre cadere in contraria direzione, secondochè Megastene ha riferito, Eratostene condanna l’ignoranza di lui, e rigetta quella duplice asserzione; nella quale per confessione d’Ipparco stesso è falso che le ombre non cadano in contraria direzione: perocchè quand’anche non fosse vero che l’India sia sotto lo stesso parallelo di Meroe, concede però manifestamente che le estremità di quella regione sieno più meridionali di Siene.

Appresso poi, trattando Ipparco di queste medesime cose o dice opinioni conformi alle già confutate da noi, o si vale di falsi dati, o deduce conseguenze che non sussistono. Così, perchè da Babilonia a Tapsaco v’abbiano quattro mila e otto cento stadii, e che di quivi andando verso settentrione fino ai monti armeni ve n’abbiano due mila e cento1, non conseguita punto

  1. Il testo dice mille e cento, χιλίους ἑκατόν, ma il Casaubono notò l’errore di questa lezione.