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d’onde il sole si leva, ed uno solo il cerchio ch’esso percorre. Oltre di ciò la distanza dal tropico terrestre all’equatore, fra i quali Deimaco pone l’India, si trova nel misurarla molto minore di venti mila stadii; e però secondo il suo proprio sistema vedrebbesi in quel paese non ciò ch’egli pretende ma ciò che viene asserito da me. Perocchè se l’India ha, com’egli afferma, venti o trenta mila stadii di larghezza non potrebbe capire nello spazio ch’egli le assegna, mentre questo sarebbe possibile quando la sua larghezza fosse quella ch’io credo e non quella che pare a lui. Ed è indizio della stessa ignoranza il dire che in nessuna parte dell’India tramontano le Orse, nè le ombre gittano mai in diversa direzione; perocchè questi fenomeni si cominciano a vedere a cinquemila stadii al di là di Alessandria1».

Questo dice Eratostene, ed Ipparco ne lo censura di nuovo a torto; prima sostituendo (nel testo di Deimaco) il tropico d’estate al tropico d’inverno; poi giudicando sconveniente l’adoperare in cose spettanti a geografia matematica la testimonianza di un uomo inesperto dell’astronomia: quasi che Eratostene avesse data la preferenza al giudizio di Deimaco, e non avesse invece seguitata la comune usanza dei critici rispetto a coloro che stoltamente ragionano. Perocchè uno dei modi di confutare le vane obbiezioni si è quando pos-

  1. Cioè a Siene sotto il tropico. Ma osserva il Gossellin che ai tempi di Eratostene l’Orsa maggiore non tramontava colà intieramente.