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osservazioni fanno manifesto che quelle due linee sono parallele, e nulla prova che da veruna parte l’una s’inclini sull’altra. Così parimenti, che la navigazione da Amiso nella Colchide, e poi quella strada la quale lungo il mar Caspio conduce a Battra, si dirigano verso il levante equinoziale è cosa certissima per tutto ciò che si osserva in quel tratto, rispetto alla direzione dei venti, alle stagioni, alle produzioni della terra ed anche al levarsi del sole. E spesse volte l’evidenza delle cose e il consenso di tutti i viaggiatori meritano maggior fede che uno stromento1. E Ipparco stesso dice che la linea dalle Colonne alla Cilicia è diritta, e si spinge verso il levante equinoziale senza ch’egli l’abbia però misurata tutta collo stromento e geometricamente; ma per tutta quella parte ch’è dalle Colonne allo stretto della Sicilia credette ai navigatori.

Egli adunque non dice a ragione: «Poichè non possiamo determinare la proporzione fra il giorno più lungo e il più corto, nè quella dell’ombra del gnomone, cominciando dalle parti montuose della Cilicia fino alle Indie, non possiamo affermare nemmeno che la linea segnata obbliquamente sulle carte antiche debba essere un parallelo: e però in questa incertezza dobbiamo astenerci dal rettificarla, ma lasciarla invece come si trova nelle carte antiche. Ma primamente il non poter affermare è lo stesso come astenersi da ogni affermazione; e chi s’astiene da ogni affermazione non inclina

  1. S’intende uno stromento matematico; e però questo modo torna lo stesso come se dicesse un’operazione matematica.