Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/159


libro secondo 147

sere stato posseditore di una biblioteca sì grande, quanto Ipparco medesimo attesta.

Oltre di ciò la testimonianza stessa di Patrocle risulta da molte altre; di re che gli hanno affidata una sì grande incumbenza, di autori che lo hanno seguito; e di que’ medesimi che lo han criticato e che Ipparco stesso menziona: perocchè ciò che vale a confutar costoro conferma le cose dette da Patrocle. Il quale non disse già cosa assurda affermando che i compagni di Alessandro s’informarono leggiermente delle cose, e che Alessandro invece le indagò con diligenza, facendosi descrivere tutto il paese da persone che n’erano pratichissime. Ed egli poi dice che questa descrizione fu a lui confidata da Zenocle il tesoriere.

Dice poi inoltre Ipparco nel secondo libro, che «Eratostene stesso abbatte l’autorità di Patrocle, a motivo della sua discordanza dall’opinione di Megastene sulla lunghezza della parte settentrionale dell’India; perchè mentre Megastene la fa di sedici mila stadii, Patrocle ne assegna mille di meno; ed a cagione di questa discordanza Eratostene non s’attiene nè all’uno nè all’altro, ma seguita non so quale itinerario1. Se dunque cotesta differenza, comunque sia soltanto di mille stadii, toglie fede a Patrocle; quanto più non gli debb’esser negata dove la differenza è di circa ottomila, a fronte di due testimoni, i quali d’accordo fra loro affermano la larghezza dell’India essere di venti-

  1. Σταθμῶν ἀναγραφὰς. La voce σταθμὸς presso i Greci significava il luogo di riposo, di fermata.