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si convertì in una palude. Così anche le rive del lago Almiride1 paion di mare anzichè di fiume».

Che in certi tempi gran parte delle terre continentali sia stata coperta dal mare, e poi lasciata di nuovo scoperta può essere conceduto; e così eziandio che tutta la terra presentemente sott’acqua sia nel suolo irregolare; come per verità in quella parte ch’è fuori del mare e dove noi abitiamo, si veggono tutte quelle mutazioni delle quali Eratostene parla. Sicchè al ragionamento di Xanto non si potrebbe apporre veruna assurdità. Ma rispetto a Stratone potrebbe dirsi che mentre v’hanno molte cagioni del fenomeno di cui parla, egli le omette per andarne cercando altre che non sussistono.

La prima cagione ch’ei reca si è che il mare interno e l’esterno non hanno nè uno stesso letto nè una stessa profondità. Ma se il mare talvolta s’innalza e talvolta si abbassa, e copre alcuni luoghi e da alcuni altri invece si ritrae, non n’è già cagione l’essere il

  1. Il Casaubono proponeva che in luogo di τῆς Άλμυρίδος λίμνης si leggesse τῆς tοῦ Μύριδος λίμνης; e il Coray non dubitò di sostituire la lezione τῆς καλουμένης Μύριδος λίμνης proposta già dagli editori francesi. Tuttavolta hanno essi notato che Plinio (lib. vi, c. 24) chiama Almiride un lago formato, al parer suo, da un ramo dell’Istro al di sopra dell’imboccatura di questo fiume ch’è ad Istropoli, e corrispondente forse al lago detto ora dai Turchi Kara-sou: Che Strabone ha menzionato poc’anzi il deserto di Scizia in mezzo al quale trovavasi questo lago Almiride di Plinio: e che a questo per conseguenza potrebbe il nostro Autore aver fatta allusione.