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libro primo 93

accusa d’ignoranza, perocchè volle dire il vero ma nol seppe, e però disse il falso in vece del vero per manco di esatte cognizioni. Ma nessuno apporrebbe mai questa taccia ad Esiodo per aver nominati gli Emicini, e i Macrocefali ed i Pigmei (chè nemmanco Omero è accusato dov’egli narra consimili favole, tra le quali evvi appunto anche quella de’ Pigmei); nè ad Alcmano pe’ suoi Steganopodi; nè ad Eschilo pe’ Cinocefali, Sternoftalmi e Monommati1. Perocchè non moviamo rimprovero nè anche ai prosatori che scrivono in forma di storia parecchie cose siffatte, comunque non dicano apertamente di favoleggiare: essendochè apparisce di subito ch’essi di loro volontà raccontano favole, non già per ignoranza del vero, ma per fingere cose impossibili e per amore del maraviglioso e del dilettevole: e se paiono mossi dall’ignoranza gli è perchè favoleggiano principalmente e in sul serio di luoghi oscuri e non conosciuti. Però Teopompo dice con grande schiettezza ch’egli frammetterà alle sue storie le favole meglio che non fecero Erodoto, Ctesia, Ellanico e coloro che han raccontato le cose dell’India.

Omero poi parla dei fenomeni dell’oceano a modo di favola; e questa è veramente la forma di cui debbe valersi il poeta: perocchè dal flusso e riflusso gli è suggerita la favola di Cariddi, la quale non è già in tutto

  1. Monommati: Uomini con un occhio solo. Sternoftalmi: Cogli occhi nel petto. Cinocefali: Colla testa da cane. Steganopodi: Che si coprono co’ loro piedi. Macrocefali: Colla testa lunga. Emicini: Semicani.