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senza sospetto greche, ed alla intelligenza adatte, sono spesso spurie, e procedenti da esposizioni di più genuine, ma non del pari conosciute lezioni, come giudicare dovransi quante contraine si veggono al buon ellenismo, o alla consuetudine propria dello scrittore?..(240).

Dice Strabone intorno all’Erasino, fiume del Peloponneso. Τὸν ἐκδιδόντα ἐκ τῆς Στυμφαλίδος λίμνης εἰς τὴν Ἀργείαν νυνί, πρότερον δ᾽ οὐκ ἔχοντα ἔκρυσιν, τῶν βερέθρων, ἃ καλοῦσιν οἱ Ἀρκάδες Ζέρεθρα, τυφλῶν ὄντων καὶ μὴ δεχομένων ἀπέρασιν (241). L’ultima parola rimase così nei testi precedenti al mio, perchè è non solo greca, ma perspicua all’intelligenza. Certamente stolto, non critico, nominare a buon diritto si dovrebbe colui, il quale tentasse, senza testimonianza di codici, sostituirle altra voce. Ma egli è quasi dimostrato che Strabone non scrisse ἀπέρυσιν, ma ἀπέρασιν (242), come trovasi in cinque codici, dei quali quattro ne aveva dinanzi agli occhi l’editore tedesco (243).

Ho avuto cura in questa mia edizione di segnare nel margine le pagine secondo l’edizione del Casaubono (1620), come le ha segnate anche il tedesco editore, e prima l’amsterdamese. Primieramente, perchè così agevolo al lettore l’indagine e il ritrovo delle annotazioni del Casaubono, s’egli ha l’edizione del 1620, o del 1707, e delle varie lezioni, se ha l’edizione tedesca. (244) Agevolo in secondo luogo anche il confronto della nostra versione francese, e la cognizione delle appostevi note; poichè nel margine di essa fu similmente segnata l’impaginatura dell’edizione del Casaubono. Per tal modo mi

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