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ALLA GEOGRAFIA DI STRABONE 39

dro (214), ma le emendazioni e le interpretazioni del Casaubono ridussero più comune la lettura e la cognizione del Geografo. Dopo il Casaubono nuovi critici di Strabone corressero ancora molti altri passi.

Se io dicessi, che appresso queste molte correzioni, sono in maggior copia quelle che restan da farsi, coloro solamente noi crederebbero, i quali non sanno che siasi edizione d’antico scrittore, o da altri mai non appresero. ch’egli è impossibile purgarlo perfettamente (215), se prima passato non sia per li crogiuoli di molti editori. Forse più facilmente li persuaderò, se io confesso (e la confessione è schietta) che anco dopo le molte mie fatiche rimangono in Strabone (216) molte emendazioni, le quali eserciteranno critici più sapienti o più felici di me.

Quando m’invitò il Governo francese a cooperare alla traduzione di Strabone nel francese idioma, ho accolto l’invito, prendendo animo dai dotti miei cooperatori (217), dalle molte fatiche dei critici antecedenti, e dai manoscritti che si conservano nella regia biblioteca di Parigi; ma non ho tardato a convincermi che d’uopo era oltre questi di un maggior numero d’aiuti. Altr’è il leggere semplicemente uno scrittore, altro è il tradurlo. Spesso il leggente contentasi di aver compreso in un qualsisia modo lo scrittore, e gli errori del testo non destano la sua attenzione, se non se quando essi totalmente rompano la connessione di questo testo coi suoi precedenti e susseguenti. Il traduttore per lo contrario è costretto a pesare ogni frase ed ogni voce per ritrovarne l’equivalente nella lingua straniera, e un tale obbligo