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36 | PROLEGOMENI |
teriori, così di necessità doveva esser men dotto di coloro che vennero dopo lui. Chiunque il biasima per tal motivo, può del pari biasimare noi che tuttavia viviamo, perchè n’è ignoto quanto sarà conosciuto da’ posteri nostri. Pur v’ha un’altra specie di difetti, scusabile tanto meno negli scrittori, quanto più facilmente da essi, ove prestino attenzione, puossi schivare. Ella consiste nel mostrarsi non inteso di ciò che gli antecessori conobbero, ovvero i contemporanei conoscono intorno alla scienza od arte di cui si scrive, o nel disprezzare senza esame queste cognizioni siccome nuove, attenendosi alle antiche, quasi la ruggine dell'antichità potesse in oro trasmutar il ferro.
Adunque biasimato è Strabone primieramente per la soverchia sua riverenza verso di Omero, la quale spesso l’indusse, onde combattere i contraddittori, ad abbandonare il soggetto principale, e ad errare in lunghe digressioni, tanto più fastidiose, quanto sono esse inutili al lettore. Probabile, o piuttosto certa, come ho già detto, è la diligenza di Omero nella geografia di molte contrade e città greche; ma ch’egli eziandio conoscesse luoghi, dei quali nemmeno coloro che vennero molti e molti anni dopo, non ebbero chiara idea, e ch’egli avesse cognizioni astronomiche proprie alla geografia, chi può mai crederlo? Se il credevano i grammatici, perchè altro non erano che grammatici, trovavansi nonpertanto anche sapienti all’età di Strabone (201), i quali come poeta ammiravano Omero incomparabilmente più che come geografo.
Di altro errore ben più strano è ripreso il nostro