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ALLA GEOGRAFIA DI STRABONE 17

dialetto di Scilace, la quale non so se alcuno dei critici l’abbia mai fatta. Carianda dista pochi stadj da Alicarnasso, a cui è opposta l’isola Coo. In tutto quel circuito parlavasi la lingua dorica. Adunque Scilace scriver doveva doricamente, o almeno (ciò ch’è più probabile), ad imitazione dell’alicamasseo Erodoto e del coo Ippocrate, ionicamente. E tuttavia il Periplo che porta il suo nome, è scritto in lingua attica, e non già nella pura, che nell’etá di Scilace non era anche surtanei libri, ma in quella scadente e contemporanea ai successori di Alessandro.

Quanti per lo contrario reputano padre del pervenutoci Periplo l’antico Scilace nominato da Erodoto, sciolgono le obbiezioni degli avversarj in tal modo. Il Periplo che possediamo ò indubitatamente di Scilace, ma non giá per intero, come quegli lo scrisse, ma accomodato da posteriore ignoto scrittore, il quale tralasciata tutta l’India, limitossi alla sola descrizione del mare Mediterraneo, la quale anche talvolta mutò con molte ommissioni ed aggiunte. La testimonianza, dicono, di Suida non è gran fatto meritevole di fede.

Egli è probabile che anche in questo, come in altri molti casi, confondesse e tempi e persone. Lo Scilace che scrisse contra Polibio non ha nulla di comune con quello rammentato da Erodoto, ma è l’alicarnasseo Scilace, matematico illustre, discepolo di Panetio, come il nomina Cicerone (99), e per conseguenza contemporaneo di Polibio. Queste cose dicono probabilmente coloro, i quali credono autore del serbatoci Periplo l’antico Scilace.

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