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— 44 — alle mani del polemista senese prima dell’agosto del 1576 (^): a scrivere le sue Considerazioni lo spinsero più che altro le esortazioni d’amici, di Scipione Bargagli e di Orazio Capponi. A Fausto Sozzini difatti, suo amico e parente: " Sappia V.S. (scriveva) che se mai ho desiderato d’esserle appresso, che per ogni rispetto r ho desiderato tuttavia grandemente, ora s’è accresciuto in me un tal desiderio oltre a modo, poiché non so come né per qual via mi son messo a rispondere a certe difese di Dante fatte da m. Giacopo Mazzoni contra alle opposizioni del Castravilla: in che fare ci era di bisogno del suo sottile e ben purgato intelletto in ogni cosa e particolarmente nelle cose poetiche; che in quanto a me son certo che la non era opera dalle mie spalle, se ben penso che la ragione sia dalla parte che io ho preso a difendere; ma bisognava a quella migliore avocato e, come ho detto, il sapere e l’ingegno di V.S. Quel che io ho fatto, se cosa alcuna vi sarà di buono, tutto lo riconosco dal nostro m. Scipione, perché oltre all’avermivi spinto con pubblicare che io davo opera ad una simil cosa, sopra della quale gli avevo mostro solo d’aver qualche capriccio, onde mi se ne impose quasi necessità per conto d’onore e per non fare il detto suo falso; m’ha anco aiutato non poco a condurla a fine nella maniera che sia cosa diversa dal Discorso pubblicato dal Mazzoni in Cesena nel 1573, ma sono perfettamente identici, tranne che nell’edizione bolognese manca la dedicatoria a Tranquillo Venturelli. (’) Vedi Documento I.