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— 37 — demmo aver creduto ciò il Lenzoni; il Geli! prendeva a dimostrarlo nell’orazione che fece precedere alla sposizione della Commedia nell’Accademia Fiorentina; il Varchi poneva nell’^rco/awo in bocca a Vincenzio Borghini, che Dante nell’eroico non solo pareggiava Omero, ma lo vinceva (^). Invano s’adoprò col Varchi, e, morto lui, cogli editori del dialogo il dotto priore degli Innocenti per far togliere dall’opera siffatto giudizio. A lai pareva Dante un ingegno miracoloso, del quale tanto non si potesse dire quanto bastasse, ma della comparazione con Omero egli non voleva in niun modo farsi giudice {^): il dialogo usci alla luce senza alcuna modificazione; e fu mala cosa, perché dette principio a una inutile controversia sul valore e sulla regolarità del poema dantesco, che durò quasi mezzo secolo. Era VErcolano da qualche tempo pubblicato (1570), quando comparve e si diffuse manoscritto, prima, pare, in Firenze, poi pel resto d’Italia, un breve Discorso sotto il nome di Ridolfo {^) Castravilla^ nel quale si (’) Quesito IX. (*) Vedasi in proposito una lettera del Borghini a Filippo Giunti nelle Prose Fiorentine, IV, IV, pp. 179 sgg, (’) Scrivo Ridolfo^ perché ha in suo favore molte autorità ed ormai con questo nome è generalmente conosciuto il Castravilla; ma non debbo lasciare d’avvertire che beo in sette copie manoscritte del discorso, sei da me vedute, una dal Fulin ( / Codici di Dante in Venezia, p. 208 ) è detto Anselmo; Pandolfo è chiamato in una copia che si conserva tra gli autografi del Borghini ( Miscellanea I): Giorgio in una lettera di Roberto Titi a Bellisario Bulgarini (Bibl. Comunale di Siena; C, II, 25; f. 81 ) e nei Luoghi controversi dello stesso Titi alla fac. 152 (De Batines, Bibliografia dantesca, I, 418).