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— 34 — cemmo natura e qualità delle persone, non si può quasi a pieno imaginarsi, e qui in si breve spazio certamente non si può esprimere. Nelle perifrasi quanto sia accorto, quanto sia appropriato a’ luoghi e materia, è cosa rara: che dovendo nominare spesso Iddio, in infiniti modi varia, e sempre accomodandosi alle materie che ha fra mano, come, essendo nel cielo. Colui che tutto muove; nel sole. Il sole degli angioli |ec. E queste son quelle parti che rendono maraviglioso Dante, e che gli han fatto e fanno tutto il giorno aver tanti partigiani; che son proprie virtù del poeta e rendono i poemi grandi, dotti, ingegnosi e però amati e ammirati insieme, e non le scienze, le quali chi vuole imparare va alla fonte o di Aristotile o de’ dottori teologi, e non a Dante, che non per* questo si legge. E chi prepone Dante al Petrarca, lo fa perché insomma e’ non è parte di poeta che attenga alla invenzione, concetto e arte, che non sìa grandissima in lui e ( perdonimi il Bembo ) più eccellente che nel Petrarca „ (}). Paragone più giusto si sarebbe potuto fare, a giudizio del Borghi ni, tra la Commedia e i Trionfi oppure tra le liriche di Dante e il canzoniere del Petrarca; ma anche in queste comparazioni Dante non aveva di che temere. Per quanto attiene alle parole, dove era tutto il fondamento del Bembo, il Borghini distinse una lingua poetica dalla comune, e sostenne avere in quella (*) Correggo cosi il testo dato dal Gigli negli Studi che or citerò, di sull’autografo del Borghini. ( Quaderni e»t. X, 87, p. 52 ).