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— listate SI di foglie e di pampini e di viticci ripiena, che se ne^ offendono le belle uve „ (^); e tacciava nelle Prose della volgar lingua di dure^ spiacevoli e sconcie similitudini e parole del poema divino senza riguardo. Recentemente il Gian nel suo pregevole saggio di studi su Pietro Bembo (2) ha cercato di mitigare e correggere il giudizio che i posteri hanno fatto dell’autor delle Prose della volgar lingua per queste accuse e pel disdegno in cui ebbe Dante. Egli afferma non doversi " dimenticare che le parole e i giudizi del Bembo (ad es. il trovar egli in Dante voci rozze e disonorate) non riguardano se non la forma di alcuni versi e vocaboli e modi di dire fiorentino „; sarebbe ingiusto al suo parere " il credere che il Bembo andasse più in là e fosse quasi incapace di comprendere l’alta e forte poesia della Divina Commedia ^. In prova di che ricorda " che nell’esordio del secondo libro delle sue Prose che, come indipendente dal dialogo propriamente detto, deve esprimere meglio che qualunque altra parte dell’opera, il giudizio individuale del Bembo, leggiamo, dopo una lunga enumerazione di poeti del periodo predantesco e dantesco: " Venne appresso a questi e in parte con questi Dante grande e magnifico poeta, il quale di grandissimo spazio tutti addietro gli si lasciò „. Dal che gli sembra trasparisca " evidente il concetto della grandezza e magnificenza e superiorità, della poesia dantesca „, concetto che non contrasta punto al (1) Ivi, II, 81. (’) Un decennio della vita di m- Pietro Bembo; Torino, Loescher, 1885; pp. 86-87.