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mando insin di qua tutti i più gentili augùri che si possan fare alia sposa di un valoroso giovane italiano.

Quando così le fanciulle dalle mani del padre e della madre passano in quelle dell’uomo con cui si confidano di vivere onorate e tranquille, la famiglia si fa veramente la più invidiata beatitudine che si possa avere quaggiù, e le genti fioriscono e si riposano; e il mondo non sembra più alla fine quella valle di lagrime, che noi con la nostra viltà facciamo più sempre spinosa e fangosa. Ed ecco la donna che, appena sentendosi madre, si avvede di essere diventata quasi la più nobile parte di sua nazione, conciossiachè questa tenga gli occhi in lei per vedere, com’ella sappia crescere i figli, a cui la generazione che passa lascia in custodia tutte le glorie degli avi e questa bellissima terra, che fino con la grandezza delle sue sventure fa vergognare chi ne bee l’aura e la luce, se l’anima sua non somigli in bellezza ai fiori e alle stelle che le sorridono. E non potendo io per disteso accennare almeno per quante ragioni è vero, che la madre ha in sè la potenza di crescere i figli alla gloria o all’ignavia, mi contenterò di guardare la madre quando ella tutta inchinata sul suo lattante senza batter palpebra lo affisa, aspettando ch’egli la prima volta alzi inverso lei con le picciole mani un sorriso e la chiami