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tutta l’educazione intellettuale e morale della donna fin dalla prima età, mi è forza di accennare almen di volo, chè più non potrei, com’ella incominci anche prima la sua santa opera di educatrice, acquistando forza e gentilezza all’ufficio dai giovanili suoi studi; conciossiachè non possa educar gli altri chi prima non abbia educato sè stesso. E perocché io parlerò solo delle condizioni in cui più naturalmente è posta la donna, non vuo’ che s’abbia a tenere siccome un segno di riprovazione il mio silenzio intorno a quelle donne che meglio aman talora di rimanersi tranquille dentro alle case paterne, o a sostegno de’ vecchi genitori o ad altri simiglianti pietosi ed utili uffici; chè anzi a queste, cred’io, di molti conforti potranno esser cagione gli eletti studi: ma torniamo al proposito.

La donna, tutti dicono (e con sentenza forse troppo assoluta), si è tanto col cristianesimo levata in alto quanto era prima dal paganesimo tenuta in basso: chè in lei, non vedeva il pagano più in là del bel viso e della bella persona, e gli schiavi stessi poco aveano talora ad invidiarle: e se alcuna volta i poeti la fecero soggetto dei loro canti, in questi suonava tutt’altro che l’inno dell’anima umana ispirata alla santità della virtù nel raggio della bellezza, la quale per vero non poteva a quei dì essere scala a’ celesti