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in una tetra prigione, in esiglio, fors’anco tradotti al patibolo; epperò adulano plaudenti all’impudica beltà che il loro tiranno incatena ad una vita indecorosa. Che mai invece ha desso a temere il Battista? La privazione delle terrene grandezze e comodità? Ma Giovanni ha volontariamente rinunciato di già anche a quella parte di cui avrebbe potuto lecitamente fruire. — La pubblica opinione? Ma Giovanni ne gode assai più che non ne cerchi! — Lo squallore del carcere? Ma questo è un trionfo, quando è la ricompensa del leale adempimento del proprio dovere! — Le catene? Oh le catene aggravan le membra ma non legano uno spirito energico, indipendente! — La morte? Questa è un guadagno quando dischiude il passo alla beata eternità, alla gloria del paradiso! — Epperò Giovanni ripete al re: No, non ti è lecito avere la moglie di tuo fratello.

Erode l’ha subitamente compreso; la voce di un uomo che vive appena sulla terra, ma di cui la continua conversazione è nei cieli, è voce non ossequiosa ad umano precetto, non arrendevole a lusinghe, non estinguibile per umane minaccie, è voce più forte d’ogni forza d’armi e d’armati, è voce di cui la sola insistenza può trabalzare un trono. Se mai fino allora la foga del primo accontentamento di voluttuosa brama era valsa a non lasciargli sentire i rimorsi dei delitti commessi per conseguirlo, Erode l’ha subitamente compreso, a cominciar da quel giorno non v’era