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contro la Societá, per ottenere la demolizione del terrapieno innalzato nel letto dell’Arno, sulla riva destra, fuori la Porta San Niccolò e la rimozione degli effetti dannosi all’igiene di alcune parti della Cittá, presso la via delle Torricelle. In tutti i documenti dell’Archivio di Stato, tra il Comune e detta Societá, altri rapporti non vi sono che di questa specie. Anzi è da notare che quando, dopo il trasferimento in Firenze della capitale del Regno, la cinta daziaria fu estesa oltre uno dei ponti di ferro, gli amministratori della Societá ne fecero gravi lagnanze ed iniziarono persino una causa di danni, affermando “che i ponti erano stati costruiti soltanto per la viabilitá suburbana e in quelle “localitá, perchè rimanessero al di fuori del perimetro doganale a maggior beneficio degli assuntori dell’opera e della societá“ (Arch. del Comune, filza Ponti sospesi sull’Arno, anni diversi. Reclamo dell’Avv. Oreste Ciampi al Sindaco di Firenze, nell’interesse della societá), Dunque la societá stessa riconobbe e dichiarò che la concessione era stata del tutto estranea alle comunicazioni urbane.

Ed ora se vogliamo esaminare tale concessione nei rapporti con l’autoritá dalla quale provenne è certo che il governo granducale la considerò sempre come atto d’impero, come atto dell’autoritá sovrana nel provvedere a pubblico servigio, e non si ritenne mai vincolato quando fosse certa l’utilitá d’intervenire nell’interesse generale.
— I documenti ne offrono alcune prove evidenti. —

Il 3 Novembre 1844 la piena dell’Arno trascinò nell’ impetuosa corrente il ponte San Ferdinando, fuori la porta San Niccolò, e la Segreteria di Stato con sovrana risoluzione del 22 di detto mese autorizzò un tal Francesco Cioci1a stabilire un passaggio con barca presso il ponte

  1. Avvocatura Regia, 1852, dall’Ottobre al Dicembre, filza 6.