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Per varii cerchi e mille strane vie
Rotare or lente, or toste, or crude, or pie.
15Questi sapeva ancor l’alte cagioni,
Perchè li venti tempestosi l’onde
Percuotan d’Amfitrite irata, e d’onde
Ha ’l ciel, che fermo sta, sue girazioni;
Per quante e quai ragioni
20La stella, che tuffar si dee nel mare
Di Spagna, rossa in Orïente appare.
Questi qual muova Amor, qual aura tempre
Di primavera i dolci e lieti giorni
Ridir sapeva, e chi la terra adorni
25Di vaghi fior con sì mirabil tempre;
Qual possa e faccia sempre
Natural legge, o pio voler divino,
Versar giugno le biade, ottobre il vino.
Or giace, oimè, del miglior lume casso;
30E, di gravi catene avvinto il collo,
Non può, misero lui, dar pure un crollo,
Nè gli occhi alzar, nè muover solo un passo;
Ma del gran peso lasso,
Tenendo il viso ognor rivolto a terra,
35Mira mal grado suo la stolta terra.
PROSA SECONDA.
Ma questo è tempo, cominciò ella, più tosto da medicarlo, che da lamentarsi; ed affisatimi gli occhi addosso: Sei tu quegli, mi disse, il quale, nutrito già del nostro latte e cresciuto dei nostri cibi, eri a quella fortezza d’animo, che negli uomini si ricerca, pervenuto? Noi per certo t’avevamo cotali arme dato, che, se tu non le avessi poste in terra da te medesimo e gittate via, t’avrebbono da ogni insulto e da qualunqu’empito con invincibile fermezza po-