ra allegrissimo, e cagione di tutta gioja? Io per certo non saprei, risposi, non che altro pensare, onde a una così fatta cosa possa sottentrare dolore o tristezza nessuna. Laonde è necessario confessare, stando ferme le cose di sopra, che ella di letizia e d'ogni allegrezza ripiena sia. Sì, rispose ella; e di più è necessario, per le medesime ragioni, che la sufficienza, la potenza, la chiarezza, la riverenza e la giocondità siano bene quanto a' nomi diverse, ma quanto alla sostanza e natura una cosa medesima, non essendo differenti tra loro in modo niuno d'intorno l'essenza. È necessario, risposi io. Questo dunque, soggiunse ella, che è un solo e semplice per natura sua, la pravità e perversità umana spartisce e divide, e, mentre che d'acquistare una parte di quella cosa, che non ha parti, si sforza, ella nè la parte, che non è, consegue, nè esso tutto, che ella non desidera. E in che modo? risposi io. Chi cerca le ricchezze, rispose ella, per fuggire la povertà, non si cura della potenza, e più tosto vuole essere vile e oscuro; togliesi ancora molti di quei piaceri che sono naturali, per non perdere la pecunia che s'ha guadagnata, e così non può toccare sufficienza a costui, lo quale la potenza abbandona, la molestia pugne, la viltà fa umile, la scurezza nasconde. Ma chi solo il potere desidera, sparge e getta via le ricchezze, disprezza i piaceri e quegli onori che sono privati di potenza; ha la gloria per nulla, e anco a costui mancano, come puoi vedere, molte cose; perciocchè avviene alcuna volta che ancora delle cose necessarie abbisogni, e sia dalle cure e ansietà morso e trafitto; e, non potendo egli scac-