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PROSA OTTAVA.

Non è dunque alcun dubbio, che queste vie di andare alla beatitudine non sono vie, ma traviamenti, nè possono condurre alcuno colà, dove elle di volerlo condurre promettono. E io brevissimamente in quanti mali siano rinvolte e avviluppate ti mostrerò. Perchè, dimmi, sforzeráti tu di ragunare moneta? tu verrai a torla a un altro che l'abbia. Vorrai tu risplendere di dignità? ti converrà supplicare a chi te le dia; e così tu, che cerchi d'andare innanzi gli altri d'onore, sarai costretto abbassarti, umiliandoti a chiederle. Desideri tu di essere possente? ti bisognerà essere sottoposto agli agguati de' tuoi soggetti, e sottostare a mille pericoli. Dimandi tu gloria? ti fia forza che per ciascuno luogo aspro e malagevole ora in qua tirato, e quando in là, mai non vivi sicuro. Vita carnale vivrai? sarai vilipeso da ciascuno; perchè chi è quegli che non dispregi e getti via uno schiavo di tanto vile cosa e tanto cadevole, quanto il corpo è? Ma veggiamo ora a quanto picciola possessione s'appoggiano e a quanto frale quegli che de' beni del corpo si vantano; perciocchè potrete voi mai avanzare di grandezza gli elefanti, e i tori di gagliardía? Trapasserete mai di velocità i tigri? Risguardate lo spazio del cielo, la fermezza, la celerità, e finite qualche volta di guardare con meraviglia le cose vili; il qual cielo però non è tanto per queste cose mirabile, quanto per la ragione, onde egli è retto. Ma lo splendore della bellezza oh come è egli rapido, come veloce, e più fuggitivo che i fiori,