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saranno. Laonde non può l’altrui splendore, se tu non sei chiaro da te, farti rilucere; e, se pure nella nobiltà è bene alcuno, egli (secondo il giudizio mio) è questo solo, che a’ nobili pare che sia posta necessità di non tralignare dalla virtù de’ maggiori loro.


LE SESTE RIME.

Tutto l’uman lignaggio
     D’un nascimento eguale
     E d’un principio stesso al mondo sorge,
     Chè di tutte le cose un solo è saggio
     5Vero padre immortale,
     Ch’a tutte il tutto ognor ministra e porge.
     Questi, chi dritto scorge,
     I raggi al sol, le corna a Cintia diede;
     Questi agli uomin la terra, al ciel le stelle;
     10Questi dall’alta sede
     L’anime tolte pargolette e belle,
     D’ogni saper, d’ogni ignoranza nude,
     Nelle membra caduche inspira e chiude.
Dunque tutti i mortali
     15Egualmente produce
     Un medesimo chiaro e nobil germe.
     A che le schiatte e i vostri avi con tali,
     S’un sol n’è capo e duce,
     Romor narrate, vane menti inferme?
     20Se le stabili e ferme
     Prime origini vostre, se pon mente
     Dio, che ne fece tutti e tutti regge,
     Nïun di bassa gente
     Può dirsi o vil, se non colui ch’elegge,
     25Oblïando onde nacque e dove aspire,
     Gir dietro a’ vizii, e le virtù fuggire.