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tendo le dignità far reverendi gli uomini cattivi, elleno gli fanno più tosto più dispregievoli, scoprendogli e facendo conoscergli da più persone, ma non mica senza pena; perciocchè i malvagi rendono bene egual cambio alle dignità, macchiandole colla corrotta lordura de' vizii loro: e, a fine che tu conosca quella verace riverenza non potere avvenire per mezzo di queste più tosto ombre di dignità che dignità, raccogli così: se alcuno, il quale fosse più volte stato Console, venisse per sorte fra le nazioni barbare, credi tu che cotale onore potesse farlo venerabile appresso i barbari? E pure non è da dubitare, se cotal dono fosse naturale alle dignità, che elleno, in qualunque luogo fossero, mai dall'uffizio loro non cesserebbero, come si vede nel fuoco, il quale, stia dove vuole, sempre è caldo. Ora, perchè non la propria virtù, ma la fallace opinione degli uomini aggiugne loro questo, avviene che elle vaniscono subito fra coloro pervenute, i quali per dignità non le stimano. Ma questo, potresti tu dire, occorre loro tra le nazioni strane. Or dimmi: tra coloro, appo i quali sono nate, durano elleno sempre? L'esser maestro del palazzo era anticamente potestà grande; oggi non è altro che un nome vano: così l'entrata dell'ordine senatorio altro non è che grave soma. Se alcuno ne' tempi andati fosse stato sopra le grasce del comune, era tenuto grande: ora quale uffizio è più dispregiato di questo? perciocchè, come dicemmo pur testè, quello che non ha in sè onore alcuno proprio, piglia ora chiarezza e ora la perde, secondochè a chi l'usa pare. Dunque,