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suoi. Tu per avventura non intendi ancora quello che voglio inferire. Maravigliosa cosa è quella ch'io mi consumo di dire, e perciò non posso esprimere con parole il concetto mio. Sappi ch'io tengo che più giovi agli uomini la fortuna avversa che la prospera, perchè quella sotto la speranza della felicità, quando ti pare piacevole, sempre mênte; questa è sempre vera, quando col mutarsi si mostra stabile: quella inganna; questa ammaestra: quella lega le menti di chi la gode colla speranza de' beni bugiardi; questa col conoscimento della felicità frale e falsa le scioglie. Onde quella si vede sempre gonfiata, cascante, e sè medesima non conoscente; questa sobria, rassettata, e, per essere stata più volte nelle avversità, prudente: finalmente la felice ritrae colle carezze sue, e travía dal sommo bene; l'avversa il più delle volte, come con uno uncino, riduce e ritira al sommo bene. Párti egli che questo si debba stimare cosa minima, che la fortuna aspra e orribile scuopre le menti degli amici fedeli, e scevera e distingue i visi degli amici certi da quelli dei dubbii e incerti? perchè, quando si parte, ne mena seco i suoi, e i tuoi ti lascia: quando avresti tu compro questo innanzi che ti fosse avvenuto disgrazia nessuna, e mentre eri, secondo che a te pareva, fortunato? Fornisci ora di cercare quelle ricchezze che tu hai perdute, perchè hai trovato gli amici veri, che è la più cara ricchezza che si possa avere.


L'OTTAVE E ULTIME RIME.

Che sempre al giorno segua
     La notte, e dopo il gielo