scuno bene è più degno di colui, di chi egli è bene; quando voi giudicate che le più vili cose del mondo siano i vostri beni, voi a vostro giudizio medesimo vi sottomettete loro: il che non avviene fuori di ragione, perciocchè la condizione della natura umana è questa, che allora solamente, quando si conosce, all'altre cose soprastía; e la medesima, come non si conosce più, eziandío alle bestie divenga inferiore, perchè agli altri animali è il non conoscersi naturale, ma negli uomini viene da vizio. Oh come si distende e quanto abbraccia di spazio questo vostro errore di farvi a credere che alcuna cosa possa mediante gli ornamenti non suoi, ma d'altrui, divenir bella e adorna! Il che è del tutto impossibile; perchè se una qualche cosa riluce non per sè stessa, ma per alcune cose che le siano state poste di sopra, si commendano bene queste cotali cose che sopra le stanno; ma quella che è coperta e velata sotto loro, si rimane nella laidezza e sozzura sua. E io dico che nessuna cosa, la quale noccia a chi l'ha, può chiamarsi bene; e pure è vero che le ricchezze hanno più volte a chi l'aveva nociuto; conciosiachè ciascuno reo e scelerato uomo, e perciò tanto più ingordo dell'altrui, pensa sè essere più degno di tutti gli altri d'avere tutto l'oro e tutte le gemme che in tutto il mondo si ritrovano. Tu dunque, il quale pieno d'angoscia e di pensieri temi ora le lance e le spade, se fossi nel cammino entrato di questa vita povero viandante, potresti ancora dinanzi degli assassini e rubatori di strada cantare sicuramente: oh bella beatitudine che è quella delle