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pienza e di virtù, non si curando delle sue ingiurie proprie, (la qual cosa tu, senza punto pensarvi sopra, compreresti colla vita propria) piange e s'attrista delle tue. Vive la tua moglie, modesta di natura e d'onestà pudicissima, e, per racchiudere tutte le doti sue in brevi parole, somigliantissima al padre, vive, dico, e a te solo, odiando per altro la vita, serba lo spirito; e continovamente per cagione di te, nella qual cosa sola concederò ancora io che la tua felicità divenga minore, vien mancando per le lagrime e per lo dolore. Che starò io a raccontarti i tuoi figliuoli stati Consoli, ne' quali, quanto può in quella età, riluce la sembianza così del padre, come dell'avolo? Essendo dunque il maggior pensiero, che abbiano gli uomini, il conservarsi la vita, oh te felice, se li tuoi beni conoscerai, a cui restano ancora e avanzano quelle cose, le quali niuno dubita che più care sono, che la vita non è! Per lo che rasciuga oggimai le lagrime. La fortuna non s'è ancora cacciati innanzi i tuoi tutti quanti, nè a te stesso s'è posata addosso tempesta troppo gagliarda, posciachè le tenaci áncore stanno ancora appiccate e salde, le quali non ti lascieranno mancare nè conforto nel tempo presente, nè speranza nell'avvenire. E stiano, prego, risposi io, appiccate e salde; perciocchè, stando elleno ferme, comunque vadano l'altre cose, usciremo, notando, a riva; ma tu vedi quanto bel fregio s'è dagli ornamenti nostri partito. Ed ella: Noi abbiamo, disse, fatto alquanto di processo, poichè l'esser tuo non ti rincresce del tutto; ma io non posso già comportare gli atti e fastidii tuoi, posciachè con